Io adoro questo video, perchè mi da l’impressione di esserci dentro.
La fotografia, con un sapiente controluce, mi da la sensazione di percepire fisicamente il tessuto dei vestiti, l’ottone o il legno (anche la Bachelite) degli strumenti che stanno suonando, la pelle e, perchè no, il fumo delle sigarette.
Gjon Mili. il regista di questa clip (ma è un po’ riduttivo chiamarla così) riesce a trascinarci all’interno di locali quali il Milton Playhouse, il Monroe’s, il Village Vanguard dove si esibivano a tarda sera le avanguardie musicali che sarebbero sfociate nel BeBop un paio d’anni dopo.
Ci possiamo trovare il grande Lester Young e Illinois Jacquet, ma io voglio soffermarmi sulla cantante (che è anche protagonista del pezzo Lindy nella seconda parte) che trovo, oltre che brava, molto bella.
Marie Bryant è stata una cantante sottovalutata rispetto ai grandi nomi del Jazz e del Blues di quegli anni ma merita la nostra attenzione.
Veniamo alla parte danzata, verso alla fine, e impariamo. Quà, su di un ritmo bello veloce, Archie Savage e Marie Bryant scelgono di renderlo più Blues ( infatti il titolo è Jammin’ the Blues, a non Jammin’ the Shag) con delle movenze morbide, a metà del tempo reale ( si può fare) ed il lead non è che leada più di tanto, anzi, ad un certo punto è la follow che lo richiama all’ordine tendendo la mano. Ecco, questa la considero la quintessenza del Lindy, improvvisato ma elegante, dovi si da il tempo alla follow di partecipare attivamente.