Premi "Invio" per passare al contenuto

Trust on your local teachers

Il pezzo di oggi è un inno apologetico nei confronti degli insegnanti delle scuole di ballo locali, non essendo io più un local teacher, posso permettermi di illustrare questa categoria che, pur non godendo delle luci della ribalta dei grandi maestri internazionali, hanno parecchie frecce al loro arco.

Pagine: 1 2

24 commenti

  1. Lorenzo
    Lorenzo 27 Ottobre 2020

    Siccome manca (e a ragione! chi si loda si sbroda), mi permetto di integrare con un’impressione del “local teacher” nascosto dietro la penna dell’articolo.

    Sono una frana a ricordare i nomi. Le prime volte, quando portavo ospiti alle social di Trento e mi chiedevano chi fossero gli insegnanti, tipicamente li indicavo: “I miei sono Matteo, là, e Elisabetta, lì; poi ci sono Max, quello lì e Jè, quella là… e penso che anche Time Machine Guy sia un insegnante? Non sono sicuro.”.

    Comunque condivido molto questi pensieri sui local teachers. Anche nel mio “day job” di insegnamento si distinguono molto bene due ruoli diversi.

    Il “guru” ti insegna la figata: cose che conoscono in pochi, si usano quasi mai (soprattutto nella modo in cui vengono insegnate), ma che arricchiscono lo stile. Il suo lavoro è straordinario nel contenuto, ma standard nel modo di insegnare.

    Il “local teacher” ti insegna cose più semplici, ma le insegna *per te*. Il local teacher spiana la curva di apprendimento, costruisce un contesto per condividere quello che si impara, e cura la socialità dell’imparare… Lavoro standard nel contenuto, ma sempre diverso nell’insegnare.

    Quello che secondo me è più interessante è che non c’è una distinzione di “bravura” ma, come dicevo, di ruolo. Molti dei nostri local teachers potrebbero essere dei guru su alcune cose, e molti guru — non tutti — potrebbero essere degli ottimi local teachers.

    Scusatemi lo sbrodolone 😉

    • MM
      MM 27 Ottobre 2020

      Si, concordo.
      La mia era una visione “dall’interno” di una figura che passa abbastanza inosservata, una sorta di Ufficiale di Complemento o un Sergente del Lindy Hop, poi sull’analisi delle caratteristiche e del tipo di lavoro se ne potrebbe scrivere.
      C’è pure la parte marketing per la quale anche il maestro di provincia che insegna le basi deve ballare bene perchè sennò non è buona propaganda quando dici “quello è il mio insegnante di Lindy” e balla da schifo anche se, paradossalmente, è efficace colui che, magari, sulla pista da ballo è rigido ma ha capito perfettamente la dinamica del ballo e la sa spiegare in modo da farsi capire perfettamente. Ma questo è un mondo di compromessi.
      Nella mia breve esperienza ho osservato in altri proprio le cose di cui sopra, ed è emersa l’onestà del ruolo e le caratteristiche personali, per quanto riguarda il mio approccio è stato quello di tentare di portare soprattutto la cultura storica del Lindy, cosa che faccio ancora seppur in modo diverso, più teorico. Quindi lo stile dell’epoca, certi piccoli trucchi, aneddoti ecc. E ciò mi ha dato un immensa soddisfazione notando un ritorno da parte loro, mi sono affezionato ai miei corsisti, e mi mancano. Tutti.

Lascia un commento